Intervista alla food blogger Silvia Gregori
Una sezione del suo blog è dedicata al territorio marchigiano. Lei stessa parla delle Marche, riconoscendone tutta la grandezza e la capacità dei marchigiani di rispettare ed ottenere dalla loro terra solo quello che è giusto.
Può spiegarci meglio questo concetto?
Se si è un pò abituati a viaggiare e si finisce, per diletto o per lavoro nelle Marche, ci si accorge all’istante di essere catapultati in un’altra dimensione, in un mondo a larghi tratti ancora intatto nel quale il suolo, il verde delle campagne e dei boschi, il profumo di aria pulita finiscono (quasi ovunque) per vincere sul resto. Noi marchigiani siamo stati nei secoli molto abili nel conservare tutto questo, gelosi tra vicini di podere e gelossisimi dello straniero, e abbiamo dimostrato che anche in una vita semplice possono nascondersi tante virtù. Il ‘giusto’ dovrebbe rappresentare l’espressione più alta dell’attaccamento e del rispetto che si prova nei confronti della propria terra, specchio della volontà di cibarsi dei suoi straordinari frutti senza stravolgerla e senza stravolgerne le stagioni e i ritmi.
Nel suo blog dice di essere innamorata delle Marche. Quali sono le eccellenze a cui pensa? In che cosa eccellono i prodotti marchigiani ? Il tartufo per esempio cresce solo in territori incontaminati , la sua raccolta è manuale , va dosata e il territorio in cui cresce va rispettato.
Siamo circondati da eccellenze. Conosco pochissimo il mondo del tartufo ma se penso alla mia città non posso non citarne il Salame di Fabriano. (quello vero, prodotto artigianalmente senza coloranti e conservanti 😉 ).
Adoro il mais ottofile di Roccacontrada sia cucinato in una succulenta polenta che impiegato nell’impasto di un godurioso crostolo.
Vado matta per l’anice a partire dal liquore Varnelli fino ad arrivare ai tanti dolci della tradizione che lo contemplano: le ciambelline al vino e i biscotti di mosto.
In ultimo, ma non per importanza, il vino. I miei preferiti, anche se riconosco riduttivo citarne solo la denominazione, il Verdicchio di Matelica e la Lacrima di Morro d’Alba.
Le sue ricette, quelle che riporta nel suo blog, sono vere, autentiche , come le ha reperite dal territorio? Ha dei canali preferenziali, chef, osterie, parenti e amici, aziende con cui collabora ? La sua partecipazione all’iniziativa Italia nel piatto nasce da qui?
Ho sempre amato scovare ricette. Ho testi di cucina e ritagli di giornale ovunque dai quali sono spesso partita per le mie repliche gastronomiche. Quando assaggio qualcosa di nuovo (a patto che sia tremendamente buono) cerco di ottenerne la ricetta, che sia lo chef di un ristorante o la nonna dell’amichetto di mio figlio. Anche se ho sempre amato sperimentare, mi sono accorta che con il passare degli anni le ricette della tradizione rivestono sempre un posto speciale nel cuore perchè hanno tante belle storie dietro da raccontare. Del resto cosa sarebbe la vita (e il cibo) senza emozioni…
La partecipazione all’iniziativa de ‘L’Italia nel piatto’ nasce per aggregarmi a un appassionato gruppo di foodblogger vicine come me alle tradizioni gastronomiche delle proprie regioni di appartenenza. Amo le Marche e i suoi piatti (quasi tutti…) ma fondamentalmente amo mangiare e andare in ogni posto alla scoperta delle proprie specialità.