Intervista a Francesco Saccomandi foodblogger & marketing expert
Lei è un personaggio poliedrico, multitasking e con interessi diversificati. Da quando da piccolo ha scoperto la passione per i dolci, il suo percorso ha visto la sua passione per i social dal Pan di Spagna al suo blog Fornostar, l’esperienza televisiva con Detto Fatto, l’attività sportiva, quella di content creator, la professione di marketing manager in realtà aziendali molto importanti e contemporaneamente pasticcere “amatoriale” e tutor sui social. Ci racconta un pò il suo percorso professionale, manageriale sempre accompagnato dalla sua grande ironia?
Intanto grazie a voi per l’opportunità di raccontarvi la mia storia! In effetti, quando elenco tutte le mie passioni e i miei interessi, mi chiedo quante vite io stia vivendo contemporaneamente… ma sono e sarò sempre mosso dal fuoco della passione per la vita che sento ardere dentro. Inizio il racconto nella notte dei tempi, quando da piccino mi si chiedeva cosa volevo fare da grande. Senza esitazione, rispondevo “il maestro di scuola!”, perché idolatravo la mia bravissima maestra Carla. In realtà la vita mi ha portato a fare tutt’altro, prima gli studi superiori a Ragioneria (in un programma sperimentale con 3 lingue straniere), poi la laurea in Economia e Commercio (e contemporaneamente insegnavo in 4 palestre tra Bologna e Ravenna), poi la realizzazione di uno dei miei più grandi sogni: andare a studiare in America. Un Master in marketing internazionale a San Diego e poi una esperienza presso GAP abbigliamento mi hanno avviato al mondo del lavoro. Al mio ritorno in Italia, ho continuato il mio percorso professionale nella moda, poi una esperienza tra le più ricche e istruttive, per la quale sarò sempre grato, in Technogym e oggi nella direzione marketing di una multinazionale cosmetica nel settore hotellerie. Sono praticamente rimasto senza fiato anche solo digitando questa risposta! 🙂
Romagnolo d’origine è stato “adottato” dalla Marche, dal suo Conero, dai suoi paesaggi mozzafiato in collina, cosa le piace di questo territorio? Lei che ha viaggiato moltissimo, visitato i paesi più importanti e luoghi carichi di suggestioni, come descriverebbe il territorio delle Marche?
Sono Romagnolo nell’animo e amo la mia terra, ma ho apprezzato fin da subito l’ospitalità marchigiana, il cibo e i coloriti modi di dire! Non credo mi abituerò mai alla vista strepitosa delle colline che incorniciano la strada che mi porta al lavoro – in Romagna ero abituato alla pianura, qui invece è un susseguirsi di panorami ondulati mozzafiato. E vogliamo parlare delle distese di girasoli in estate? Non so quante volte mi sono fermato al lato della strada per scattare delle foto! Per me le Marche sono un concentrato del meglio che l’Italia ha da offrire: mare, collina, montagna – si trova tutto per tutti i gusti!
Il food, e soprattutto i dolci, sono forse la sua grande passione. Il gelato, i cake ed in particolare il suo cupcake tirami su. Ci racconta come ha rivisitato quello che è universalmente riconosciuto come il dessert?
Il cupcake tiramisù è stato per me come la famosa “numero uno” di Zio Paperone, la prima ricetta di cupcake nella quale mi sono cimentato e che rappresenta il classico salto oltre l’ostacolo che sembra insormontabile. Premesso che il tiramisù è come le lasagne al forno, ossia ognuno ha il suo metodo e tutti sono buonissimi, io ho reso omaggio creando una base di pandispagna, cotta e imbevuta di marsala diluito in acqua e zucchero, poi coprendo con una generosissima dose di frosting al mascarpone e panna montata e l’immancabile spolverata di cacao per terminare.
Il suo diario digitale durante la pandemia è molto interessante. Le dirette con amici, colleghi sono stati un modo per stare collegati con il mondo, una modalità per insegnare, trasferire conoscenza cosa che le piace tanto, o una reazione di ottimismo romagnolo al Block down?
Ho vissuto l’anno della pandemia come un’occasione per scoprire veramente quali sono le cose che contano, è stato un po’ un ritorno alla introspezione ma soprattutto alla scoperta delle amicizie, soprattutto virtuali, che si sono strette ancora di più. Ricordo che il mio desiderio più grande era condividere tutto quello che facevo, soprattutto perché molti amici Fornostar (odio il termine “followers”, perché mi sembra troppo diminutivo) mi scrivevano con paure, ansie o incertezze. E infornare ci ha tenuti tutti impegnati, ci ha fatti sentire che – nonostante il mondo si fosse fermato – aggiungere il lievito ad acqua e farina avrebbe comunque fatto crescere l’impasto.
Lei ha studiato anche in America, qualcuno la definisce American boy, cosa ha trovato e le piace in questo paese? (oltre ai meravigliosi cake ovviamente…)
Sono stato in America la prima volta a 18 anni, a Los Angeles, e ricordo come fosse adesso la sensazione di dejà-vu che ho provato: ero convinto di esserci già stato in una vita precedente, tanto era grande la mia familiarità con quel Paese, quella cultura, quella gente. Ho avuto la fortuna di ritornarci per altri 3 anni, durante il mio Master a San Diego, e quello che ammiro molto dell’America è lo spirito imprenditoriale, la voglia di fare, l’inziativa che fin da piccoli li spinge ad allestire un chioschetto di limonata in fondo alla via.
Sappiamo che è un estimatore del tartufo.Acqualagna è la patria del tartufo tutto l’anno, dal bianco prezioso, al nero pregiato fino al tartufo estivo. E un ingrediente prezioso della terra che può essere utilizzato in cucina in svariati modi. Cosa le suggerisce questo diamante della terra?
Adoro il tartufo, ha un aroma e un gusto inconfondibili e impareggiabili, la mia versione preferita è grattugiato fresco su di un crostone di pane abbrustolito, sul quale riposa un uovo all’occhio di bue con il tuorlo rigorosamente filante.