Intervista a Carla Fiorini, titolare ed enologa
La sua è un’azienda che esiste dagli anni 30, quindi legatissima al territorio marchigiano, ai luoghi, alla terra è così? Cosa ha di speciale questa terra?
Non può che esserci un legame speciale con la terra che scelse mio nonno Luigi per fondare la sua azienda. appunto nei primissimi del 1900, mio nonno era del 1868 quindi pur essendo passate solo due generazioni, ci separa tanto tempo, tanta storia agricola, il passaggio dalla mezzadria all’impresa agricola, i cambiamenti delle colture praticate, dalla azienda agricola che produceva tutto e si costruiva anche le case per i mezzadri, alla grande specializzazione che viene richiesta oggi in ogni settore e produzione agricola.
É una terra meravigliosa per esposizione giacitura e bellezza del paesaggio.
Una vocazione che parla di “rispetto per la terra”, cosa significa rispettare questa territorio per voi?
Rispetto della terra e dei suoi frutti, oggi il rispetto della terra inizia dal suo prendersene cura, e quindi l’approccio dell’agricoltore moderno e consapevole non può prescindere da scelte colturali con basso impatto sull’ ambiente. Nel mio caso, ad esempio, la scelta di essere biologici. una scelta che non deve scaturire da motivazione commerciali ma deve essere un credo profondo. L’agricoltura del passato vedeva la terra solo come qualcosa da sfruttare, oggi dobbiamo riparare a questo. I frutti che raccogliamo dal terreno devono essere quelli che esso può darci, senza forzature, ben lungi da un’agricoltura intensiva che ha inquinato ed impoverito i terreni.
Rispetto per il territorio è anche coltivare quello che da sempre viene prodotto, perché significa che si ha un clima ed un terreno adatti per quel tipo di prodotto.
Ad esempio il Bianchello, se in un territorio si è negli anni coltivato una certa uva e si è prodotto un certo tipo di vino significa che quella varietà è più resistente ed adatta a quel clima. e sarà tutto più facile e naturale.
“Raccolta a mano”, cosa significa? Che significa dal punto di vista qualitativo?
La raccolta a mano è qualcosa in cui credo profondamente per 2 motivi: se fai vino di qualità non puoi raccogliere a macchina, non solo per gli ammostamenti, le ossidazioni e tutto quello che non è uva che finisce in tramoggia e poi in vasca perché non hai la possibilità di selezionare le uve, che è quello che fa la differenza. Per fare qualità spesso devi passare due volte in un vigneto a vendemmiare, oppure devi selezionare e scartare le uve che hanno muffe o marciumi ed una vendemmiatrice meccanica non riuscirebbe mai a farlo. E quindi sì, sicuramente è più costoso, ma, soprattutto sul Bianchello per me è una condizione imprescindibile per fare qualità a 360 gradi. È ancora uno di quei casi dove il sapere umano supera la tecnologia.
Tenuta Campioli è stato premiato come vino con 92/100 come rapporto qualità /prezzo, quale il segreto? L’uva, il territorio, la lavorazione?
Tenuta Campioli è sempre stato un vino di grande successo, che , pur aggiornandosi sempre nel gusto, ha mantenuto sempre lo stesso stile e la stessa grandissima piacevolezza nel berlo, che è sempre stata la sua caratteristica vincente. Se apri una bottiglia di Campioli è poi molto difficile lasciare la bottiglia a metà.
È un’azienda in cui la presenza femminile è importante, cosa significa avere questa responsabilità essendo donna?
Le responsabilità non mi hanno mai fatto paura, sono sempre stata responsabile fin da piccola, forse anche per il mio passato familiare. La mia parte femminile è quella che riesce a mantenere gli equilibri molto precari che inevitabilmente si instaurano nei rapporti tra i miei collaboratori, clienti fornitori e con un marito quasi socio, insomma tutti gli attori di questo film chiamato “azienda Fiorini” e, sicuramente, questa capacità è stata fortemente allenata dall’aver lavorato fianco a fianco con una figura carismatica e vecchio stampo come mio padre, gli dicevo sempre che se fossi stata un uomo avremmo litigato irrimediabilmente.